RECENSIONE

RECENSIONE DELL’OPERATO ARTISTICO DI MARIO IEZZI

Non ci sono tentennamenti e nemmeno ambiguità nelle energiche opere di Mario Iezzi. L’artista di origine calabrese, infatti, attraverso le sue tele, trasmette emozioni certe, senza equivoci e di una rara perfezione tecnica anche laddove il tema trattato è ormai un passaggio obbligatorio per chi si cimenta nell’arte cromatica, per chi gioca con i colori o sperimenta formule interpretative diverse percorrendo altrettanti diversi canali di “comunicazione visiva”.

La straordinarietà di Iezzi, nella pura accezione del termine, sta proprio nel realismo felicemente esasperato delle sue opere, dove tutto è estremamente chiaro, palese e fonte di grandi emozioni.
Tale è la perfezione nel ritrarre la realtà che i lavori dell’artista, in non pochi casi, paiono addirittura delle foto d’autore dove ogni seppur piccolo particolare viene colto e registrato in una dimensione quasi tridimensionale andando perciò oltre anche i limiti che impone la fotografia stessa.
Si pensi ai ritratti di bimbi, oppure, sul fronte paesaggistico, alla “descrizione” pittorica di “Scorcio di Morbegno” dove questo spazio, descritto nel quotidiano recente, assume un profilo figurativo di grande effetto.

In questo scorcio c’è una realtà che pulsa nella sua normalità, in una traduzione pittorica tanto semplice nel messaggio quanto eccezionalmente difficile da realizzare.
Un passaggio realtà – arte che Iezzi ha saputo compiere mirabilmente, senza enfasi e sfuggendo con grande maestria alla banalità.Operazione non facile e non da tutti dove Iezzi può considerarsi un maestro.
Questa grande forza dell’artista di “fotografare”, artistizzandolo, il soggetto messo al centro dell’obiettivo pittorico, è evidente soprattutto nei suoi ritratti.

Nel percorso artistico di Iezzi, c’è anche un continuo lavoro di perfezionamento, nonostante gli alti livelli già raggiunti, compreso gli omaggi alla pittura dei “Grandi”, si pensi a Caravaggio, Michelangelo, Ernst, Savinio ed altri ancora dove in quelle sue tele, aleggia anche una sfida dell’artista con se stesso, con la sua grande tecnica e la voglia-desiderio di non porre limiti al suo dipingere.
Il suo cammino artistico attento, curioso verso ogni nuovo sviluppo figurativo è approdato recentemente a visioni più complesse, alcune sull’onda dell’onirico, altre in un sereno e appagante raffronto con il viver quotidiano dove al centro c’è la figura femminile.

Le donne di Iezzi sono senz’altro tutte “infuocate”, capaci cioè di trasmetterti sensazioni forti anche se non a senso unico.
Ad esempio, nel ritratto de “La moglie”, la figura è straordinariamente normale e nello stesso tempo pregnante di messaggi forti; messaggi irradiati da un volto sereno, espressione di un amore-affetto senza spazio né tempo, veleggiando su una spontaneità che è parte della vita reale e che, se altri artisti bistrattano o stravolgono, nel caso di Iezzi vengono invece nobilitati, “bloccati” nel ritratto e potenziati perché penetrino nell’Io dell’osservatore in tutta la loro tranquillizzante grazia; una grazia semplice ed essenziale quanto il “ti voglio bene” detto forse poche volte ma vissuto, nel concreto, giorno dopo giorno.
Nell’onirico, invece, l’artista vede altre sfaccettature della donna. In “Nudo” (olio su masonite), c’è, ad esempio, la femmina intrigante, sensuale e nello stesso tempo decisa, forte, di carattere, che ti impone il suo sguardo penetrante e con quello la sua postura vero “cantico” all’eros; uno sguardo anche graffiante di un’intensità che fa respirare una sorta di speziato profumo aggressivo di donna passionale ma mai volgare o strumentale.

Un’altra figura di Iezzi che lascia il segno è nella tela “L’essere donna” con la femminilità e l’estasi di femmina svestita… nell’azzurro e dove il linguaggio e il messaggio tra sogno e sensualità, percorrono due binari: quello del corpo che racconta la potenza dei sensi e quello del volto che, invece, comunica la passione della mente, dell’anima combattuta tra desiderio e sentimento dove in questo caso però, si annullano in un’unica forza emozionale per “colpire” con decisione l’osservatore in tutte le sue sensibilità.
Nelle opere di Mario Iezzi c’è un mondo intero fatto di affetti ancestrali (il ritratto della madre fra dolcezza e determinazione di donna pratica e perciò estremamente “terrena”), di ricordi, di reminiscenze ma anche, se non soprattutto, di grande precisione tecnica, di ricerca continua e di celebrazione della realtà estremamente scrupolosa; una realtà dalla quale talvolta l’artista prende , ma solo per un istante, temporaneamente congedo e soltanto per dar ulteriore potenza al già deciso colore e alle emozioni che, a pensarci bene, sono in fondo il sale stesso dell’arte e della vita.

Aprile 2005
Francesco Orio
(Giornalista)